domenica 2 ottobre 2011

Il game over di Giulio Tremonti.

Ripensiamo il concetto di ricchezza.
http://www.giorgiopatuelli.it


All’ultimo congresso di comunione e liberazione l’impalpabile ministro dell’economia cerca di spiegare i suoi successi nell’ interpretazione della crisi ad una platea, che almeno anagraficamente poteva apparire abbastanza giovane.
Forse consigliato dal suo entourage assimila la situazione economica mondiale come ad un video gioco, dove ucciso il mostro che ci si para davanti ecco che subito ne spunta un altro.

Ma allora come possiamo combattere questo continuo rigenerarsi di mostri-crisi, siamo forse condannati come Sisifo ad un immane, infinita serie di fatiche improponibili, ma se ne siamo consapevoli perché dobbiamo per forza rimanere dentro questo video gioco, dobbiamo forse combattere all’infinito e senza mai un risultato positivo per noi.

L’ineffabile ministro appare davvero contento di essere stato tra i primi, dice lui, ad accorgersi del mostro che ci vuole distruggere a tutti i costi e si proprio a tutti i costi, tanto i costi sono i nostri, ovvero di chi deve subire una schiera di politici che oltre a non essere all’altezza dei vari mostri che aleggiano sull’Europa e sul Mondo non sono nemmeno rappresentativi di una società che di certo ormai non li merita nemmeno più, il che è tutto dire.

L’ineffabile ministro non vede nessuna via di uscita a questa situazione diciamo così mostruosa e non è di certo un titolo di merito per lui e per il suo governo, magari una maggiore sensibilità nel percepire tutta una serie di cambiamenti che ormai sono irreversibili porterebbe più frecce all’arco di una nazione intera che ormai annaspa da tempo in questo sistema economico globalizzato.


Anche solo nell’aspetto dialettico è possibile trovare una semplicissima via di uscita al problema del mostro che resuscita sempre e che non ci permette di lavorare e di vivere secondo gli agi a cui siamo da tempo abituati.

La soluzione è apparentemente semplice ed è quella di scegliere altre regole del gioco ovvero un altro gioco, ma che gioco è scusate, se non fa altro che creare uno scenario mostruoso e ormai lo fa con una frequenza che si infittisce sempre più, perché rimanerne schiavi essendo consapevoli della sua mostruosità.
Le crisi economiche, sempre più frequenti, ormai sostituiscono le guerre creano meno morti, almeno in Europa, da questo punto di vista noi europei ci siamo fatti più furbi deleghiamo agli altri l’onere della morte, un onere nemmeno tanto pesante visto che sono il misero prezzo della democrazia, unico e assoluto sistema politico per la costruzione di una società moderna ed avanzata.
Le parole: economia, democrazia, sviluppo sono parole che a titolo, ormai solo negativo, dobbiamo associare ad altre parole, come: corsa alle materie prime e successiva spartizione a suon di dollari, assoluta mancanza di rispetto e considerazione per le altre culture; la democrazia è sempre stata il prodotto di esportazione di punta di questo sistema economico occidentale.
India, Cina, Irak, Vietnam, Corea, Cambogia, sono solo alcune nazioni che hanno sperimentato sulla propria pelle come sul proprio suolo l’invasione del prodotto di punta del sistema occidentale, la democrazia intesa come modello occidentale, a questo merito non faccio distinzione tra la cosiddetta democrazia e il cosiddetto modello socialista, che non ha di certo brillato per efficienza, onesta e rispetto per le libertà della persona.
Allora cerchiamo di essere più propositivi del nostro intangibile ministro; usciamo definitivamente da questo gioco-sistema, iniziamo almeno prendendo coscienza di dover riscrivere lo scenario del sistema di vita per le prossime generazioni, non vogliamo trovarci più davanti un nuovo mostro ogni due o tre anni, usciamo dal gioco vizioso, guardiamo molto più lontano dello scadere dei prossimi buoni del tesoro italiano o tedesco, usciamo da questo gioco dell’oca che non può altro che portarci in un baratro.
Iniziamo a pensare un nuovo sistema per ridistribuire la ricchezza, anzi cerchiamo di ridefinire il concetto di ricchezza, la ricchezza non deve più essere assimilata ad un metallo, ad un bene materiale definibile e scambiabile, quotabile o magari ereditabile, ma a servizi, idee e concetti che mettano in risalto il nostro prossimo, inteso come altra espressione di noi stessi, cerchiamo di comprendere l’assoluta interdipendenza dell’insieme dell’umanità, dell’essere umano.
Le tecnologie moderne di comunicazione, con in testa Internet, ci permettono la vera globalizzazione delle coscienze, la connessione di tutte le persone è l’unico metodo per riprogettare il paradigma, solo insieme saremo in grado di proporre nuove idee per una umanità intera che ormai le aspetta con ansia. 



Uniti.

Scritti intorno all'Urbe.


Cambiare il paradigma. 
Ad un primo sguardo questo insieme di pensieri, potrebbe sembrare la ennesima edizione di qualche allegato di urbanistica di questo o quel quotidiano, ma magari riuscissi a scrivere cose così interessanti da far spargere l´inchiostro alla rotativa. 

Le polveri vulcaniche e le fluttuazioni degli indici mi confermano che ormai la lancetta supera di molto il colmo. 
Quale sia poi questo fatidico colmo del quale siamo arrivati al fine scala, ma è chiaro è la misura dell´illogicità degli avvenimenti, della grettezza dei rapporti interpersonali, delle assurdità che le istituzioni ci somministrano quotidianamente, costantemente e senza vergogna  con una fantasia sempre più perniciosa, questa si che ha del miracoloso esempio di stupidità umana.
Corro il rischio, sapendolo, di essere appellato come l´utopista di turno tanto più togato e dotato di enciclopedia, rigorosamente cartacea sotto il braccio, ma non sarà certo questa mia disanima ad impensierire i paladini della globalizzazione a tutti i costi o agli ecologisti incalliti. Ad ogni tornata di secolo o addirittura di millennio le varie cassandre si sentono in obbligo di gonfiare i polmoni tanto da dargli fiato e svelare l´ultima profezia catastrofica che ci dovrà capitare tra capo e collo al ripresentarsi della ormai affaticata eclisse di turno.
Lungi da me accodarmi a tale coro ma questa volta i tempi sono davvero stretti e potrebbe rivelarsi pure sbagliata la famosissima profezia Maya del 2012, si ma per difetto, perché tutto ci potrebbe cadere di mano ancor prima, sbriciolandosi al suolo come una delicatissima porcellana cinese.
Che strano, proprio l´esempio della teiera cinese, mi è scappato dalla penna, perdono, tastiera e per giunta di portatile.
Allora come mi riaggancio alla volontà di scrivere di urbanistica e di architettura, certo solo parlando della necessità di cambiare il paradigma dei nostri rapporti interpersonali dell`insieme della società, dobbiamo cambiare scenario e target, l´obiettivo deve essere quello di una scelta di vita che non deve più considerare normale la prevaricazione egoistica e l´insostenibile volontà di non dare la speranza ad una umanità che preme al confine della società. Non può essere una flebile leggina sulle quote d´accesso dei lavoratori stranieri dei vari stati che potrà riequilibrare anni, decenni, millenni di sviluppo squilibrato in aree vaste come continenti, ma nemmeno potrà una rivoluzione comunista portare sollievo ad una umanità priva di prospettive.
E´solo il ribaltamento del fine, la sincerità dei rapporti umani che non devono più basarsi sul mero egoismo personale, sul calcolo del dividendo, ma svilupparsi nel ricercare un nuovo ambiente che secondo antichi principi può riscrivere nuovi scenari.
Il fine ultimo è la ricerca dell´unione con il Creatore, solo questo scopo potrà riequilibrare l'andamento a dir poco zoppicante del pianeta proprio perché questa ricerca è cardine della natura che mai come adesso ci mostra le sue distonie.
E´imperativo quindi essere sinceri, condividere ideali uguali, identici, univoci privi di interpretazioni filosofiche, etiche o morali, pensiamo dunque alla purezza scabra di un menhir che segna il tempo, null´altro ci deve preoccupare solo il fine alla partecipazione nel Creato non come Creatura spettatrice ma parte integrante del Creatore.
Questo è appunto il progetto da ricercare, da perseguire, con la parola paradigma vogliamo specificare che ci si identifica come essere in una comunità che ha ben chiaro un insieme di idee e anche ne conosce il modo e il metodo di come perseguirne gli intenti, dicasi anche società o ambiente, il tutto omogeneo, una comunità di ricercatori della verità che si riconoscono e vi si identificano.
Un salto di qualità che i tempi ci impongono di fare, tornare indietro per proseguire il cammino della ricongiunzione nella Gerusalemme terrena, tutto passa nella riscoperta e nell´uso di quegli equilibri che fondavano il villaggio archetipico, giungere nel luogo da dove siamo partiti, riunirci in quella comunità che unita percorre le vie verso il Creatore.
Ed è nostro compito porne le basi, spirituali e materiali, che possiamo ritrovare come guida chiare e forti nella Kabbalah Autentica ed in particolar modo nel metodo scientifico di Bnei Baruch, divulgato dal Rav Micael Laitman, fondatore e presidente del Bnei Baruch Kabbalah Educational and Research Center.
Uno dei cardini della kabbalah divulgata da BB è la creazione dell´ambiente perché èl'ambiente che ci deve portare come un chiaro binario verso lo scopo spirituale e questo ambiente da spirituale potrà e dovrà essere anche materiale progettato e realizzato come risultato sociale di una comunità che cristallizza le proprie idee in un nuovo abitare perché è nuova la sua visione globale del fine della vita.
Già pubblicato il 2 agosto 2010.
Solo uniti.

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